mercoledì 13 luglio 2016

La scoperta delle mandorle e la cultura del silenzio (che non esiste)



Ultimamente mia madre ha intrapreso una dieta che la porta, ogni mattina a colazione, a mangiare delle mandorle. Qualche giorno fa ne ho assaggiate alcune, e le ho trovate buonissime. Così da qualche pomeriggio a questa parte mi abboffo di mandorle e ho ben poco tempo per parlare: la mia bocca è impegnata a masticare.
 Che cosa significa questo piccolo aneddoto? Molto semplicemente, che il silenzio è una cosa davvero importante.
 Bisogna imparare a stare zitti, in alcune circostanze. Bisogna riconoscere le circostanze in cui è necessario collegare il cervello alla bocca, prima di parlare. In passato sono state combattute guerre feroci, sono stati versati ettolitri di sangue per il sacrosanto diritto di parola. Avere il diritto di parola, però, non necessariamente implica il dovere di dire la propria. Almeno, non subito.
 Nel silenzio si legge, e si apprende, con maggiore tranquillità. Si ascolta, e si impara, con più ampia attenzione e profitti più alti.
 Ma perché dico questo? Perché ogni santa volta che succede un evento drammatico tutti i cittadini del pianeta Italia sentono l'impellente bisogno di dire la propria. Anche senza capire un cavolo dell'argomento in questione. Senza nemmeno aver provato a capirci qualcosa, documentandosi cinque minuti su una Wikipedia qualsiasi.
Ci sono gli attacchi al Bataclan e a Bruxelles? Improvvisamente tutti diventano esperti di sicurezza e intelligence internazionale.
 C'è la Brexit? E tutti si trasformano in esperti di economia e storia dell'integrazione europea.
 C'è uno scontro fra due treni sulla linea Bari-Barletta della Ferrotramviaria? Tutti provetti ferrovieri, all'improvviso.
  
E'un atteggiamento che pregiudica la qualità del dibattito pubblico, fondamentale, in una democrazia. Inviterei tutti i sapientoni di turno a documentarsi per almeno 24 ore, dopo una tragedia, per poi esprimere la propria modesta opinione. Senza la pretesa di aver ragione, magari.
 Ma non ce l'ho solamente con i comuni mortali. Me la prendo anche con i nostri rappresentanti che, appartenendo giustamente a classici partiti o movimenti acchiappatutti, sguazzano in queste tragedie come maiali nel fango dimostrando, per l'appunto, di essere degli animali. Mi viene in mente Salvini, che si sfregava le mani dopo le esplosioni in Belgio e, mentre la conta dei morti non era ancora terminata, già propagandava contro l'Unione e, ovviamente, contro Renzi.
 Ma penso anche ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Che non hanno perso l'occasione, forse spinti anche dalla voglia di sfruttare la scia dei loro recenti successi elettorali, per sputare in faccia al Governo marciando sui cadaveri delle vittime dell'ultimo tragico incidente ferroviario. Tutto, ovviamente, quando ancora nemmeno si sapeva il numero preciso di deceduti e feriti. Puntando il dito, tra l'altro, contro l'argomento sbagliato. Ebbene sì: il problema che ha causato l'incidente non è stato il maledetto binario unico (ma loro avevano davvero tanta fretta di esercitare il vostro presunto "obbligo di parola",non potevano aspettare dieci ore in più).

Volete sapere perché?
 Fate silenzio e leggete. Ascoltatevi. Documentatevi.
Mangiate mandorle.
 Ma fatelo in silenzio.

 I morti non vanno disturbati.