Conscio che con questo articolo potrei perdere tantissimi lettori e una larga fetta di amici, vi espongo il mio pensiero sulla vignetta di Charlie Hebdo riguardante il sisma del centro Italia.
Siamo chiari fin da subito. Se l'Italia non è un Paese per giovani,
Charlie Hebdo non è una rivista per stomaci deboli. La sua satira è sempre
stata sferzante, provocatoria, offensiva e diverse volte anche blasfema.
Conosciamo tutti la storia di Charlie Hebdo. E sappiamo
tutti cosa successe all'interno della redazione in quei tragici giorni di
gennaio 2015. Il mondo venne subito smosso da un'ondata di sdegno. Su tutti i
social si diffuse l'hashtag "jesuischarlie". E chi condivideva questo
hashtag, nella maggior parte dei casi, non esprimeva solo lutto per quello che
era capitato ai vignettisti di Charlie Hebdo, ma sosteneva anche quella che era
la politica editoriale del giornale. Libertà di espressione e di satira senza
alcun limite. Nessun problema, quindi, a pubblicare un Maometto dalla forma
fallica e un altro che ha rapporti anali con Gesù Cristo.
In questi ultimi
giorni una vignetta di CH ha suscitato particolare scalpore all'interno
dell'opinione pubblica italiana. Oggetto della satira dei francesi è, stavolta,
il terremoto in centro Italia. Una illustrazione che ha indignato tantissime
persone. Perché? "E'di cattivo gusto paragonare trecento morti a piatti di
penne al sugo e lasagne" dicono praticamente tutti.
Ebbene, a queste
persone io dico:"Buongiorno". Perché sono cascate dal pero. E,
soprattutto, perché molti di questi elementi avevano in passato sostenuto
Charlie. Non si sono mai accorte che questo è il tipo di satira che porta avanti
Hebdo? Nulla da dire contro le vignette su Maometto, contro quelle su Alan
Kurdi o, addirittura, contro quelle sulla strage di Nizza. Ma guai se la satira
cattiva invade l'orticello di casa nostra e parla delle nostre disgrazie. No,
questo non si fa, miei cari francesi.
Certo, qualcuno dirà
che si può sempre cambiare idea. Che chi ha sostenuto CH all'epoca non ha il
dovere di approvarlo anche adesso. Ci si può sempre ripensare. Questa replica,
rispondo io, non ha alcun senso. Perché il ripensamento parte proprio dal fatto
che, come già ho spiegato, molti di quelli che parteciparono alla campagna
"jesuischarlie" dopo gli attentati condividevano il concetto di satira della rivista. Altri invece,
passato il clamore mediatico, hanno ripreso ad ignorarla, come facevano prima. E
si sono quindi persi altre perle, che avrebbero potuto far discutere, come
quelle su Nizza, Kurdi e Maometto. Chi oggi dice:"Sostenevo Charlie Hebdo
ai tempi degli attentati ma oggi lo critico per la vignetta al terremoto che
potevano risparmiarsi" pecca, a mio modo di vedere, o di incoerenza o di
disinformazione. Allorché non abbia appoggiato la rivista solo in quanto
vittima di atto violento, senza dare assenso alla suo modello di satira. O si è
sempre Charlie o non lo si è mai.
Parliamo adesso della
vignetta. Molti la criticano perché non fa ridere. Io non credo che una
vignetta satirica debba far ridere. Penso che, piuttosto, debba strappare un
sorriso amaro (che non è affatto una risata) e indurre alla riflessione. Molte
persone, a mio modo di vedere, si sono fermate all'apparenza, nel giudicare
l'illustrazione. Il messaggio che c'è dietro, però, è a mio modo di vedere
giusto. Il titolo del disegno è, tradotto "Sisma all'italiana". Il
che mi induce a pensare che l'ideatore stesse pensando non al terremoto di
pochi giorni fa ma, più in generale, a come questo evento naturale viene
vissuto in Italia. Secondo aspetto: il riferimento ai piatti tipici della nostra
nazione. Sono scritti sopra le vittime. Cosa può voler dire? Forse che politici
e imprenditori "mangeranno" su questa ennesima tragedia come hanno
già fatto in passato? Credo che questa sia l'interpretazione corretta.
Considerata anche la risposta della rivista francese alle polemiche sul
web:"Non siamo noi a costruire i palazzi in Italia, è la mafia".
Certo, di una cosa, però, si può accusare il giornale
francese: se questo è il messaggio, non traspare per niente bene dai disegni
che, quindi, sono ben poco comunicativi e fraintendibili. Ergo, ad una lettura
superficiale essi possono effettivamente comunicare una presa per i fondelli ai
terremotati.
La mia posizione su
Charlie? Ho lo stomaco un po'deboluccio. Difenderò comunque il loro diritto a
fare satira come preferiscono, e il mio a criticarli ogni volta che voglio.
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