A volte ho l'impressione che la storiografia sia troppo categorica nello stabilire date d'inizio e di fine di alcuni eventi storici.
Ma partiamo dall'attualità. Sicuramente tutti voi siete a conoscenza dell'enorme scandalo che in questi giorni ha colpito la FIFA e il suo presidente, Blatter. Accuse di tangenti, corruzione e altro ancora. Cose che in realtà già tutti pensavano, ma nessuno poteva affermare con certezza. Ora invece è stato ufficialmente aperto il vaso di Pandora del calcio mondiale, e potrebbero saltare molte teste, a cominciare da quella di Blatter.
Ora, tutto questo scandalo dovrebbe riguardare solo i vertici del calcio mondiale, a rigor di logica. E invece no. Il terremoto FIFA ha scosso addirittura la diplomazia internazionale, segno ormai di come l'idea di sciogliere il calcio (e lo sport in generale) dalla politica sia diventata un'irraggiungibile utopia. Putin ha già accusato gli Stati Uniti di aver fatto partire questa inchiesta per boicottare i mondiali del 2018 che si disputeranno, guarda caso, proprio nella Madre Patria Russia.
Oh, sia chiaro. Questa non è assolutamente una novità. Nelle grandi manifestazioni sportive è stata sempre proiettata la mania di grandezza degli stati organizzatori. E gli avversari le hanno spesso boicottate e sono nati i problemi. Gli esempi sono innumerevoli. Hitler organizzò le olimpiadi del '36 a Berlino a scopo puramente propagandistico. Tant'è vero che lui, all'inizio, non era nemmeno convinto di volersi prendere questa briga, ma fu convinto da Goebbels che, pensa un po'la combinazione, era il suo ministro della propaganda. Le olimpiadi di Mosca del 1980 furono boicottate dagli Stati Uniti in risposta all'attacco sovietico dell'Afghanistan. I giochi olimpici di Los Angeles del 1984, a loro volta, vennero sabotati dell'Urss per rispondere all'affronto subito nel 1980.
Non bisogna meravigliarsi, quindi, se un evento sportivo diventa una proiezione delle relazioni diplomatiche internazionali.
E allora perché quella considerazione iniziale?
Perché, fateci caso, da quando è crollato il muro di Berlino sono sempre sorti incidenti diplomatici fra Russia e Stati Uniti. Sulla questione dell'Ucraina, sul nucleare in Iran, sull'intervento in Libia, sull'invasione degli spazi aerei e l'elenco potrebbe continuare ancora. Ma come? La guerre fredda non era finita con il crollo del muro di Berlino? Dopo tale evento i rappresentanti diplomatici delle due parti non si erano incontrati per fare un bell'after a base di panini dl McDonald e vodka a ottanta grandi e chiedersi scusa per quarantacinque anni di scontri?
Evidentemente no. A mio modo di vedere la guerra fredda non è mai terminata davvero.
Come, allo stesso modo, il comunismo non è mai caduto. Parto da un presupposto. In realtà il comunismo originale (quello di Marx) non si è mai davvero realizzato. Non è mai nato, in sostanza. E del resto un'utopia è per definizione irrealizzabile: l'idea comunista di Marx ha avuto bisogno, nel tempo, di diverse modifiche. E queste ultime sono state apportate soprattutto da Gramsci e dai sociologi della scuola di Francoforte.
Sono nate e si sono diffuse, fino al 1989, delle forme di comunismo molto diverse dal capitalismo, sul piano ideologico, ma non troppo dissimili dalle dittature di destra virali in Europa fra gli anni '20 e gli anni '40. E dopo la distruzione dell'URSS il comunismo, almeno a mio modo di vedere, non è morto: ha semplicemente traslocato. In luoghi di importanza strategica dove continua a determinare le sorti del mondo. E'vero, attualmente il comunismo è "di stato" solo in pochissimi paesi. Tra questi paesi, però, ci sono la Cina e la Corea del Nord. Che, forse, sono abbastanza importanti per gli equilibri internazionali su questo pianeta.
Ma Blatter, alla fine, verrà rieletto? Nessuno lo sa. Gli USA riusciranno a boicottare i mondiali in Russia (ammesso che sia davvero come dice Putin)? Nessuno può dirlo. Ma da canto mio affermo una cosa: quando la tensione USA-Russia sulla FIFA sarà terminata, non aspettatevi un after a base di McDonald e vodka
Blog in cui si parla di attualità, cultura, libri e quant'altro. Il tutto gestito da uno squattrinato, disordinato, alienato studente di Scienze Politiche di Bari.
venerdì 29 maggio 2015
sabato 23 maggio 2015
Intervista a Manou Hanoi Segura, autrice di "Ethernia - L'angolo dell'oblio"
Ciao a tutti, miei amati seguaci :) Oggi il nostro blog ha il piacere di ospitare Manou Hanoi Segura, dominicana naturalizzata italiana e autrice del romanzo "Ethernia - L'angolo dell'oblio". Le abbiamo rivolto qualche domanda sul suo libro e sulla sua vita in generale. Ecco a voi cosa ci ha risposto.
Ciao Manou, e benvenuta nel blog Pagine delle Nostre vite. Dalla tua biografia emerge che sei dominicana. Una prima domanda, quindi, è d'obbligo: quali differenze noti fra il mondo culturale dominicano e quello italiano?
Grazie Andrea per l’opportunità. Sì, sono nata a Santo Domingo, anche se ormai sono naturalizzata italiana da molto. Bella la tua domanda. Molti credono che la nostra cultura, per il fatto di essere molto giovane, non sia all’altezza di quella europea. Invece ti posso dire che nel paese ci sono molti progetti che contribuiscono a promuovere l’arte dominicana tanto nel proprio territorio quanto all’estero. Abbiamo nomi famosi nel mondo. Potrei farti qualche esempio, solo per vantarmi un po’. Nel campo della moda (Oscar della Renta), pittura (Candido Bidò), scrittori (Joaquin Balaguer) e poetesse (Salomé Ureña). Ho lasciato un molti nomi ma questi sono i più rappresentativi. Comunque non dimentico i settori dello spettacolo, del cinema e della musica. Certo, c’è anche da noi il problema del monopolio dei “grandi” ma non siamo da meno in Italia, o no?
Sei anche un'appassionata pittrice. Che legami trovi fra le due forme d'arte alle quali ti dedichi, la scrittura e la pittura?
Mi sono avvicinata alla pittura prima ancora d’incominciare a scrivere, ho sempre avuto una sorta di dono per il disegno. La scrittura è stata una normale conseguenza di questo dono. Mi spiego. Quando immaginavo i miei personaggi e i paesaggi che ruotavano intorno ad essi iniziavo a creare la storia della vita che si svolgeva nel loro mondo. Non so se anche per altri succede lo stesso, ma è questa la mia esperienza.
Veniamo adesso al tuo romanzo, "Ethernia - L'angolo dell'oblio". In che genere lo inquadreresti?
È senza dubbio un fantasy, dal mio punto di vista non tanto tradizionale. Quando lo leggerete, mi darete la vostra opinione.
Come ti è venuta l'ispirazione per questa opera?
A costo di sembrare banale, devo confessare che ho sognato tutta la storia. Addirittura non ho iniziato a scriverla subito ma solo dopo che raccontai a mio marito la trama e lui m’incoraggiò a buttare giù qualche riga e adesso eccomi qui.
Quali sono le tue letture preferite? Ci sono degli autori che ti hanno ispirata nella stesura della storia?
Io senza dubbio amo il fantasy, ma posso passare tranquillamente dal thriller all’horror. Inutile dire che amo Tolkien senza scordare che mi sento parte della generazione Potter. Leggo e adoro Faletti, Stephen King, Allan Poe e John Grisham. La lista è lunga.
Dacci una piccolissima anticipazione sulla trama del romanzo e sui suoi temi principali.
Allora sarà piccola … all’interno della mia storia fantasy ho voluto intrecciare momenti di fantasia con aspetti normali di vita, con i suoi alti e bassi, con gli intrighi e gli ostacoli che ci possiamo trovare nella quotidianità. Sappiamo tutti che nella realtà il lieto fine non è sempre scontato e anche in Ethernia ci troviamo nel bel mezzo di una lotta di potere che porta a una madre a sacrificare la propria famiglia per il bene del suo mondo, quello che non immagina che il male cresce nel centro nevralgico dell’Impero.
Il fantasy italiano è un genere guardato sempre con sospetto. Come mai, secondo te? Cosa diresti ai lettori per convincerli a comprare il tuo libro e ad aprirsi a questo genere?
In Italia si legge il fantasy e, anche se oramai non è proprio cosi, molti lo vedono come un genere per ragazzi o di un settore dove scrittori straniere hanno molta più qualità. Per me questo è pregiudizievole e anche sbagliato. In Italia abbiamo validi autori fantasy che non hanno niente da invidiare a quegli esteri.
Ai lettori io consiglierei di dare un’opportunità a questo genere che ci ha rapito da piccoli, che ci ha fatto sognare o anche innamorare. Non dimentichiamo che molti di noi siamo cresciuti con Alice, Narnia o il Signore degli anelli per citare quelli più noti.
Come sei entrata in contatto con la tua casa editrice, Lettere Animate?
In realtà, non è stato molto difficile. Ho preparato un file con una presentazione e una sinossi e mi sono proposta a loro sperando in meglio. Qualcosa di buono ha trovato Roberto Incagnoli nella storia poiché noi adesso stiamo parlando di Ethernia come una realtà e non più come un sogno.
Il tuo romanzo fa parte di una serie? Hai altri titoli nel cassetto?
Sì, in principio l’avevo pensata lunga sette libri ma con il tempo sono arrivata a creare qualcosa molto più realistico come una trilogia. Fino ad adesso ho pensato alla Discendenza (che ho iniziato a scrivere), Sirenia e La Maledizione del pugnale porpora.
Io sempre ho detto che i miei personaggi hanno una personalità molto indipendente, magari domani loro decideranno diversamente. Staremmo a vedere. Io continuerò a sognare.
Quali prospettive, secondo te, per il mondo editoriale italiano? Si uscirà in qualche modo da questa crisi dei lettori?
La crisi del mondo editoriale italiano, secondo me, è anche collegata alla chiusura mentale di quelli che dirigono da dietro le quinte. Pensano che il digitale non arriverà mai a vendere come il cartaceo o che solo gli scrittori di una certa fama sono un investimento sicuro, lasciando da parte tanti esordienti che possono tranquillamente competere in qualità e creatività. Vendono ai lettori una linea di pensiero che cammina a pari passi con la quantità di soldi investiti nella loro immagine. Tocca a loro togliersi questa benda senza senso e leggere in totale libertà.
È per quello che tanti ci avviciniamo alle piccole realtà editoriali per prendere una boccata d’aria fresca e trovare autori che altrimenti non riuscirebbero a emergere, come me.
Grazie mille per la tua disponibilità e in bocca al lupo per il tuo romanzo.
Grazie a te Andrea e mi auguro che Ethernia piaccia ai lettori fantasy ma non solo.
giovedì 21 maggio 2015
Salone del Libro 2015: un piccolo resoconto
E così, di ritorno dal Salone del Libro di quest'anno, non potevo non scrivere un breve resoconto dell'esperienza di quest'anno. Un'esperienza che, per certi versi, mi è parsa migliore rispetto a quella dell'anno precedente. Ma andiamo con ordine.
Davanti al Lingotto, tanta gente, per parafrasare una celebre canzone di Venditti. Io mi sono recato al Salone sia sabato che domenica, ma non in orari di punta, quindi le file che ho dovuto fare io erano tollerabili. Dentro, rispetto all'anno scorso, si nota già una grossa differenza: si circola molto meglio, anche negli orari di maggiore affluenza. Nel 2014 ricordo che bisognava fare a cazzotti per l'aria; quest'anno, invece, la circolazione all'interno del polo fieristico mi è sembrata decisamente organizzata meglio, e questo ha permesso, almeno secondo me, una maggiore godibilità dell'evento in generale.
Prima di parlare del succo del discorso, ossia gli stand, qualche parola per quello che riguarda i servizi. I bagni mi sono sembrati ben curati e puliti, ma è anche vero che mi ci sono recato una sola volta ed era verso metà mattinata. Al Salone non ho acquistato cibo, ma ho sentito diverse lamentele sul servizio di ristorazione. Ma diciamoci anche la verità: al Salone non si va per mangiare. Si va per i libri.
E qua entriamo nel cuore del discorso. Al Salone ho conosciuto due case editrici delle quali mi sono innamorato. La prima è La Spiga, la seconda è Iperborea. La prima pubblica, a quanto mi è parso, edizione economiche di grandi classici, e sono riuscito ad acquistare ventuno libri di detta La Spiga a cinque euro. Esatto. Cinque euro, si trattava di un'offerta chiaramente. La seconda pubblica solo autori nordici e mi ha colpito subito per il formato dei suoi libri. A mattone mi sembra la definizione che meglio aderisce alla realtà. E mi è piaciuto. E quando ho chiesto alla commessa dello stand, una ragazza giovane e gentilissima, il motivo di tale scelta lei mi ha risposto:"E' il nostro marchio di fabbrica, è un segno attraverso il quale ci distinguiamo". Ed è una scelta azzeccata: già so che la prossima volta che vorrò leggere un libro di un autore nordeuropeo mi rivolgerò a Iperborea.
A farla da padrone sono state però, come al solito, le grosse case editrici. Gli stand delle varie Feltrinelli, Mondadori, Adelphi, Garzanti erano sempre superaffollati e la gente che vi entrava ne usciva sempre con qualche libro. Il che non è male: qualsiasi cosa si legga, basta che si legga. Mi è dispiaciuto però dover constatare che le grandi case editrici, come monopolizzano il mercato, monopolizzano anche le fiere, cioè gli spazi in cui dovrebbero cercare di emergere la non-major. Ma questo dipende anche da un comportamento errato da parte del pubblico: che senso ha andare al Salone del Libro ed entrare solamente negli stand delle major, quando i libri di queste ultime si trovano in qualsiasi libreria d'Italia? Non sarebbe meglio sfruttare la circostanza per conoscere piccole realtà di qualità?
Incontri, tanti e interessanti. Per mancanza di tempo ho potuto assistere solo a due presentazioni, ma gli ospiti di quest'anno erano di tutto rispetto. A proposito di ospiti: ma dov'erano il Lazio e la Germania, rispettivamente regione e nazione ospite? Allo stand della regione Lazio ho assistito a un incontro con Mauro Covacich, molto intCalvino, Moravia e Sciascia. Ma la Germania? Mi è sembrata forse un po'assente. Ecco, forse un neo del Salone del Libro di quest'anno è stato quello di non aver dato la giusta enfasi alla nazione ospite.
eressante, sul bene e sul male nelle opere di
In ogni caso, un appuntamento a cui non mancare anche l'anno prossimo.
Davanti al Lingotto, tanta gente, per parafrasare una celebre canzone di Venditti. Io mi sono recato al Salone sia sabato che domenica, ma non in orari di punta, quindi le file che ho dovuto fare io erano tollerabili. Dentro, rispetto all'anno scorso, si nota già una grossa differenza: si circola molto meglio, anche negli orari di maggiore affluenza. Nel 2014 ricordo che bisognava fare a cazzotti per l'aria; quest'anno, invece, la circolazione all'interno del polo fieristico mi è sembrata decisamente organizzata meglio, e questo ha permesso, almeno secondo me, una maggiore godibilità dell'evento in generale.
Prima di parlare del succo del discorso, ossia gli stand, qualche parola per quello che riguarda i servizi. I bagni mi sono sembrati ben curati e puliti, ma è anche vero che mi ci sono recato una sola volta ed era verso metà mattinata. Al Salone non ho acquistato cibo, ma ho sentito diverse lamentele sul servizio di ristorazione. Ma diciamoci anche la verità: al Salone non si va per mangiare. Si va per i libri.
E qua entriamo nel cuore del discorso. Al Salone ho conosciuto due case editrici delle quali mi sono innamorato. La prima è La Spiga, la seconda è Iperborea. La prima pubblica, a quanto mi è parso, edizione economiche di grandi classici, e sono riuscito ad acquistare ventuno libri di detta La Spiga a cinque euro. Esatto. Cinque euro, si trattava di un'offerta chiaramente. La seconda pubblica solo autori nordici e mi ha colpito subito per il formato dei suoi libri. A mattone mi sembra la definizione che meglio aderisce alla realtà. E mi è piaciuto. E quando ho chiesto alla commessa dello stand, una ragazza giovane e gentilissima, il motivo di tale scelta lei mi ha risposto:"E' il nostro marchio di fabbrica, è un segno attraverso il quale ci distinguiamo". Ed è una scelta azzeccata: già so che la prossima volta che vorrò leggere un libro di un autore nordeuropeo mi rivolgerò a Iperborea.
A farla da padrone sono state però, come al solito, le grosse case editrici. Gli stand delle varie Feltrinelli, Mondadori, Adelphi, Garzanti erano sempre superaffollati e la gente che vi entrava ne usciva sempre con qualche libro. Il che non è male: qualsiasi cosa si legga, basta che si legga. Mi è dispiaciuto però dover constatare che le grandi case editrici, come monopolizzano il mercato, monopolizzano anche le fiere, cioè gli spazi in cui dovrebbero cercare di emergere la non-major. Ma questo dipende anche da un comportamento errato da parte del pubblico: che senso ha andare al Salone del Libro ed entrare solamente negli stand delle major, quando i libri di queste ultime si trovano in qualsiasi libreria d'Italia? Non sarebbe meglio sfruttare la circostanza per conoscere piccole realtà di qualità?
Incontri, tanti e interessanti. Per mancanza di tempo ho potuto assistere solo a due presentazioni, ma gli ospiti di quest'anno erano di tutto rispetto. A proposito di ospiti: ma dov'erano il Lazio e la Germania, rispettivamente regione e nazione ospite? Allo stand della regione Lazio ho assistito a un incontro con Mauro Covacich, molto intCalvino, Moravia e Sciascia. Ma la Germania? Mi è sembrata forse un po'assente. Ecco, forse un neo del Salone del Libro di quest'anno è stato quello di non aver dato la giusta enfasi alla nazione ospite.
eressante, sul bene e sul male nelle opere di
In ogni caso, un appuntamento a cui non mancare anche l'anno prossimo.
mercoledì 13 maggio 2015
Recensione "I due volti di Nuova Delhi" di Anna Rita Tranfici
Ma come? Non avevo detto che non facevo recensioni? No. Avevo detto che non avrei fatto recensioni su richiesta.
Ma come? Non avevo detto che in questo periodo ero oberato di studio? Esatto, ma ciò non mi ha comunque tolto la possibilità di leggere un racconto breve che mi ha colpito veramente molto. Si tratta di "I due volti di Nuova Delhi", di Anna Rita Tranfici. Ecco a voi la mia recensione del libro :)
Ma come? Non avevo detto che in questo periodo ero oberato di studio? Esatto, ma ciò non mi ha comunque tolto la possibilità di leggere un racconto breve che mi ha colpito veramente molto. Si tratta di "I due volti di Nuova Delhi", di Anna Rita Tranfici. Ecco a voi la mia recensione del libro :)
Esistono racconti brevi che sono in grado di lasciarti
emozioni più intense di un romanzo di centinaia e centinaia di pagine. Questo è
senza dubbio il caso di "I due volti di Nuova Delhi", scritto da Anna
Rita Tranfici e pubblicato da Lettere Animate. Un racconto che, pur nella sua
brevità, dimostra tutta la sensibilità e la maestria nello scrivere
dell'autrice.
Ma andiamo con
ordine.
La storia, come ben
si capisce dal titolo, è ambientata in India. Ora, chi scrive, o chi c'ha
provato almeno una volta, sa bene che il primo mezzo per attirare l'attenzione
del lettore è l'incipit. E l'incipit de "I due volti di Nuova Delhi"
colpisce subito.
"Kajal assaporò
il gusto amaro della vita proprio nel momento in cui essa le stava regalando il
suo frutto più dolce".
Due domande sorgono spontanee: qual è il
gusto amaro della vita nel racconto della Tranfici? E quale, invece, il frutto
più dolce? Partendo da quest'ultimo, diciamo subito che si tratta di una storia
d'amore. Kajal, la protagonista, si innamora infatti di un mercante di stoffe,
Kiran. I due si conoscono al mercato, quando il giovane, tagliando la strada
alla ragazza sulla strada che la riportava a casa, le consegna un pacchetto. Al
suo interno c'è della stoffa preziosissima, che Kajal non aveva potuto
acquistare. La storia d'amore nascosta dei due giovani comincia così.
E il gusto amaro? Non
lo sveliamo. Si tratta di un evento traumatico, che dipinge alla perfezione non
solo i due volti della vita, ma anche i due volti dell'India, una nazione
affascinante a metà strada fra il progresso filo-occidentale e l'ancoraggio
alle tradizioni millenarie.
E Anna Rita Tranfici
questa Nuova Delhi ce la fa vedere, anzi, ce la fa quasi toccare con mano, con
le sue descrizioni minuziose, che però non appesantiscono mai il filo della
narrazione. Linguaggio quasi perfetto, ho notato un unico refuso sicuramente
frutto di semplice distrazione. Certo, vale la solita regola per cui è
difficile affezionarsi ai personaggi quando i racconti sono così brevi, ma
questo non è un aspetto che mi ha guastato la lettura. Anzi, pur nella brevità
dello scritto, la forza di questo racconto sta proprio nella sua capacità di
rimanerti appiccicato addosso, una volta spento lo schermo.
Alla fine della
lettura, "I due volti Nuova Delhi" mi ha lasciato una certa
malinconia, per quello che racconta, e la consapevolezza che fra gli esordienti
italiani ce ne sono alcuni che meriterebbero spazi più ampi.
Un racconto al quale, se ne avessi l'opportunità, assegnerei 5 stelle su 5. Ma non ho ancora i mezzi grafici per una cosa del genere. Mi attrezzerò.
domenica 10 maggio 2015
Questo post non ha molta importanza
E'solo un pretesto per lamentarmi della vita che sto facendo in questo periodo. Ossia la dannata vita degli studenti universitari che preparano quattro esami alla volta. Brutta storia, preparare inglese, sociologia, economia politica e diritto privato insieme. Ma sopravviverò(forse).
venerdì 8 maggio 2015
"Il ritratto" di Irene Milani: segnalazione
Buongiorno a tutti, signori e signore. Oggi vi presento un altro romanzo, "Il ritratto", scritto da Irene Milani e pubblicato da Lettere Animate. Un libro che miscela sapientemente aspetti del sentimentale, del thriller e dello storico. Un'opera che vale la pena che venga letta. Lascio sinossi, dati e biografia dell'autrice. Approfondite, approfondite, non rimarrete delusi.
- Autrice: Irene Milani
- Titolo del libro: Il ritratto
- Genere: “rosa”, joung adult
- Editore: Lettere Animate
- Uscita: dicembre 2014
- Numero pagine: 226
- Prezzo e-book: 1,99, cartaceo disponibile tra breve
- Sinossi: Isolde, liceale trentina,
appassionata di disegno e fotografia, durante una passeggiata ritrae il volto
di un ragazzo sconosciuto; questo fatto apparentemente inspiegabile sembra
portare una ventata di mistero nella sua routine quotidiana. Incredibilmente
quel giovane si presenta in carne ed ossa proprio il giorno successivo: è il
suo nuovo compagno di classe, appena trasferitosi dalla Germania. Isolde pur
attratta da Tristan, così si chiama il nuovo arrivato, e dal mistero che lo
circonda, accetta la corte di Christopher in una sorta di gioco delle coppie
organizzato dalle compagne in previsione della gita scolastica a Praga.
Isolde e Tristan, il quale mantiene
un atteggiamento ambivalente nei confronti della ragazza, alternando freddezza
a momenti di condivisione, si trovano a lavorare insieme per preparare un
progetto scolastico, iniziando a conoscersi meglio. Durante un pomeriggio di
studio il ragazzo, messo alle strette, confessa a Isolde il motivo del suo
comportamento: la sua famiglia e quella di lei sono divise da un antico
rancore, legato alla morte violenta del nonno biologico, che la giovane non
conosceva neppure, in un eccidio perpetrato dai nazisti. Isolde è combattuta
tra l’attrazione per Tristan, impossibile se non a costo di ferire i propri
familiari, e il legame nascente con Christopher, col quale inizia ad uscire in
qualità di amico. La gita a Praga vede risolversi, almeno in apparenza, il
dilemma di Isolde: sceglie di fidarsi di Chris e di iniziare con lui una storia
d’amore, pur essendo ancora legata a Tristan.
Nonostante il rapporto con Chris
continui senza problemi, Isolde non riesce a togliersi dalla testa Tristan, anche
se il ragazzo fa di tutto per tenerla a distanza. Isolde passa la notte con
Chris ma, dopo la sua prima volta, inizia a sentirsi più distante dal fidanzato
che sembra aver cambiato atteggiamento. Per il compleanno di Isolde i nonni,
presso cui abita, le permettono di fare una festa con tutti i compagni: unici
assenti il fidanzato, impegnato in una partita di calcio, e “il reietto”
Tristan, malvoluto dalla famiglia di lei. Gli esami di maturità prima e le
vacanze poi sembrano aumentare la distanza tra Isolde e il fidanzato che, in
Spagna con gli amici, la tradisce. Isolde tronca la relazione con Chris ma,
proprio dopo aver incontrato Tristan durante i test di ammissione
all’università, scopre che il fidanzato si era messo con lei solo per una bieca
scommessa tra amici. Sconvolta dalla notizia corre senza meta fino a ritrovarsi
nel luogo dove, parecchi mesi prima, aveva ritratto Tristan; lì lui la
raggiunge e dopo un chiarimento a discapito dei buoni propositi di restare
lontani capiscono che il legame che li unisce è più forte del rancore delle due
famiglie e iniziano una relazione clandestina.
Sinossi
(breve): 1)
Cosa può nascondersi dietro un disegno
apparentemente inspiegabile? Quali segreti e bugie può far scoprire l’incontro
con un ragazzo misterioso quanto affascinante? È quello che dovrà scoprire
Isolde, diciottenne trentina alle prese con le conseguenze della separazione
dei genitori, con il trasferimento in una nuova città e in una nuova scuola
alla vigilia della maturità, lontana dalle amiche del cuore, e con la prima
delusione d’amore. Nonostante il momento difficile saprà reagire e affermare la
propria personalità, a dispetto di quanto gli altri vorrebbero imporle, per
vivere una vita non schiava dei fantasmi del passato.
- Biografia dell'autrice: Sono nata a Milano nel1977, dove ho vissuto fino a quando mi sono sposata. Ora vivo in provincia di Como dove sono moglie, mamma, insegnante e scrittrice esordiente. Fin da bambina ho sempre amato molto leggere ma non mi ero mai cimentata nella scrittura. Da una decina d’anni ho iniziato a scrivere romanzi e racconti, alcuni dei quali premiati in concorsi. Il Ritratto è il primo romanzo pubblicato.
- Siti dove è possibile acquistarlo: Amazon e i principali siti di vendita on line
- () Pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/Il-ritratto/664977020274077?fref=ts
- () E mail: irmilan@libero.it
giovedì 7 maggio 2015
"Dov'è Alice?" di Stefania Siano: segnalazione
Ciao a tutti, miei giovani lettori. Oggi vorrei segnalarvi un bel romanzo scritto da una giovane autrice. Lei si chiama Stefania Siano e ha pubblicato il suo romanzo "Dov'è Alice?" con la casa editrice Lettere Animate. Di cosa si tratta? Direi di un fantasy piuttosto particolare.
Ma ora bando alle ciance. Vi lascio con la sinossi, i dati e un estratto dell'opera. Buona lettura :)
Sinossi: Arianna vive a Città dei Sogni e adora sua sorella Alice, una bambola di porcellana capace di parlare e pensare come un essere umano che suo padre ha costruito per lei quando era ancora una bambina. Un giorno Alice scompare misteriosamente, suo padre non le dà alcuna spiegazione e non sembra interessato a cercare la sua sorellina, ma Arianna non si dà per vinta: assieme ai suoi amici Lea e Leo e al suo pupazzo di infanzia il Signor Bianconiglio, decide di partire alla ricerca di Alice; per farlo dovrà attraversare il caos di Paese Sogni d’Oro, il grigiore di Periferia Dormiveglia, la Discarica dei Ricordi e il Distretto Risveglio. Arianna dovrà capire da sola qual è la strada giusta da seguire: dare retta al Dottor Z, un individuo mascherato, vestito da prestigiatore che cammina sui trampoli e che sembra sapere tutto di lei o fidarsi dei consigli del Signor Bianconiglio? Arianna non lo sa, ma l’unica cosa che può salvarla è trovare una risposta alla domanda: “dov’è Alice?”
Info
Titolo: Dov’è Alice?
Autrice: Stefania Siano
Casa Editrice: Lettere Animate
Illustratrice: Paola Siano
Genere: Fantasy
Pubblicato: 7 aprile 2015
Prezzo ebook: 1.49 Amazon (http://www.amazon.it/Dov%C3%A8-Alice-Stefania-Siano-ebook/dp/B00VSKWOEG/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1428502147&sr=8-1&keywords=Dov%27%C3%A8+Alice%3F) Kobo (https://store.kobobooks.com/it-IT/ebook/dov-e-alice ) Bookrepublic (https://www.bookrepublic.it/book/9788868823368-dove-alice/ ) Feltrilli (http://www.lafeltrinelli.it/ebook/stefania-siano/dov-e-alice/9788868823368 ) Mondadori (http://www.mondadoristore.it/Dov-e-Alice-Stefania-Siano/eai978886882336/ ) Ibs (http://www.ibs.it/ebook/siano-stefania/dov-egrave-alice/9788868823368.html )
Cartaceo: Prossimamente sarà disponibile sugli store online e ordinabile in tutti i punti vendita Mondadori e Feltrinelli.
Breve estratto:
“La bambina entrò nella stanza colma di attrezzi artigianali, sacchi di argilla, gesso e taniche di acqua. Il padre la esortò ad avvicinarsi al tavolo di lavoro dove c’era una splendida bambola, la più bella che avesse mai creato. Sembrava una vera bambina di dieci anni, aveva il visino tondo dall’incarnato eburneo e le gote rosate, sulle spalle scendevano lunghi boccoli biondi, come quelli della madre, gli occhi erano gradi e color castano, come quelli del padre. Indossava un vestito merlettato rosa confetto che, ricordava bene, aveva visto cucire dalla madre pochi giorni prima. Ai piedi aveva dei calzini candidi con delle scarpe di vernice nera.
«Arianna ti presento Alice. Tua sorella.»”
Book Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=aPUWvaLijbI
Biografia:
Stefania Siano nasce a Salerno il 18 ottobre del 1989.
Fin da piccola vive in un mondo tutto suo colmo di fantasia, ma solo a 15 anni decide di portare i personaggi e le sue storie surreali su carta.
Nel 2011 vince il suo primo concorso letterario con il racconto il Dott. A-Z, pubblicato in un'antologia fantasy edito dalla Limana Umanita.
Nel 2015 pubblica, con Lettere Animate Editore, l'opera di esordio "Dov'è Alice?" con immagine di copertina e illustrazione realizzate dall'artista Paola Siano.
Contatti: Sito del libro: http://doveealice-stefaniasiano.blogspot.it/ Pagina Fb: https://www.facebook.com/doveealicestefaniasiano
Ma ora bando alle ciance. Vi lascio con la sinossi, i dati e un estratto dell'opera. Buona lettura :)
Sinossi: Arianna vive a Città dei Sogni e adora sua sorella Alice, una bambola di porcellana capace di parlare e pensare come un essere umano che suo padre ha costruito per lei quando era ancora una bambina. Un giorno Alice scompare misteriosamente, suo padre non le dà alcuna spiegazione e non sembra interessato a cercare la sua sorellina, ma Arianna non si dà per vinta: assieme ai suoi amici Lea e Leo e al suo pupazzo di infanzia il Signor Bianconiglio, decide di partire alla ricerca di Alice; per farlo dovrà attraversare il caos di Paese Sogni d’Oro, il grigiore di Periferia Dormiveglia, la Discarica dei Ricordi e il Distretto Risveglio. Arianna dovrà capire da sola qual è la strada giusta da seguire: dare retta al Dottor Z, un individuo mascherato, vestito da prestigiatore che cammina sui trampoli e che sembra sapere tutto di lei o fidarsi dei consigli del Signor Bianconiglio? Arianna non lo sa, ma l’unica cosa che può salvarla è trovare una risposta alla domanda: “dov’è Alice?”
Info
Titolo: Dov’è Alice?
Autrice: Stefania Siano
Casa Editrice: Lettere Animate
Illustratrice: Paola Siano
Genere: Fantasy
Pubblicato: 7 aprile 2015
Prezzo ebook: 1.49 Amazon (http://www.amazon.it/Dov%C3%A8-Alice-Stefania-Siano-ebook/dp/B00VSKWOEG/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1428502147&sr=8-1&keywords=Dov%27%C3%A8+Alice%3F) Kobo (https://store.kobobooks.com/it-IT/ebook/dov-e-alice ) Bookrepublic (https://www.bookrepublic.it/book/9788868823368-dove-alice/ ) Feltrilli (http://www.lafeltrinelli.it/ebook/stefania-siano/dov-e-alice/9788868823368 ) Mondadori (http://www.mondadoristore.it/Dov-e-Alice-Stefania-Siano/eai978886882336/ ) Ibs (http://www.ibs.it/ebook/siano-stefania/dov-egrave-alice/9788868823368.html )
Cartaceo: Prossimamente sarà disponibile sugli store online e ordinabile in tutti i punti vendita Mondadori e Feltrinelli.
Breve estratto:
“La bambina entrò nella stanza colma di attrezzi artigianali, sacchi di argilla, gesso e taniche di acqua. Il padre la esortò ad avvicinarsi al tavolo di lavoro dove c’era una splendida bambola, la più bella che avesse mai creato. Sembrava una vera bambina di dieci anni, aveva il visino tondo dall’incarnato eburneo e le gote rosate, sulle spalle scendevano lunghi boccoli biondi, come quelli della madre, gli occhi erano gradi e color castano, come quelli del padre. Indossava un vestito merlettato rosa confetto che, ricordava bene, aveva visto cucire dalla madre pochi giorni prima. Ai piedi aveva dei calzini candidi con delle scarpe di vernice nera.
«Arianna ti presento Alice. Tua sorella.»”
Book Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=aPUWvaLijbI
Biografia:
Stefania Siano nasce a Salerno il 18 ottobre del 1989.
Fin da piccola vive in un mondo tutto suo colmo di fantasia, ma solo a 15 anni decide di portare i personaggi e le sue storie surreali su carta.
Nel 2011 vince il suo primo concorso letterario con il racconto il Dott. A-Z, pubblicato in un'antologia fantasy edito dalla Limana Umanita.
Nel 2015 pubblica, con Lettere Animate Editore, l'opera di esordio "Dov'è Alice?" con immagine di copertina e illustrazione realizzate dall'artista Paola Siano.
Contatti: Sito del libro: http://doveealice-stefaniasiano.blogspot.it/ Pagina Fb: https://www.facebook.com/doveealicestefaniasiano
domenica 3 maggio 2015
No Expo: non chiamateli black bloc
A distanza di qualche giorno dagli eventi del primo maggio a Milano trovo doveroso fare qualche considerazione sull'accaduto.
Perché ho aspettato due giorni per dire la mia? Per due motivi, principalmente. Il primo è che sono sommerso di studio, come al solito. Il secondo è che ho voluto raccogliere le idee prima di mettere nero si bianco quello che penso.
Tutti hanno visto quello che è successo a Milano. E' un classico, ormai. Il solito corteo pacifico che viene trasformato in inferno dal solito gruppo di black bloc figli di papà, radical chic, e che manda a monte una protesta sacrosanta. Perché l'Expo sarà anche fantastico e magnifico a vedersi, per carità, nessuno lo nega. Ma dobbiamo anche ricordarci cosa c'è dietro: dieci miliardi di spesa, tangenti a morire, più di cento indagati, migliaia di giovani e di operai sottopagati per lavorare in condizioni di non sicurezza (tant'è che un ragazzino c'ha lasciato le penne, ma nessuno lo ha ricordato nei fasti della cerimonia d'apertura). Lavori completati al 21%. Il giorno dell'inaugurazione. Nulla di nuovo. That's the Italian way, baby. E' così che funziona in Italia.
Tutto questo giustifica la violenza? Ovviamente la risposta è no. Non siamo troppo lontani dalla casistica di un'altra tragedia, quella di Charlie Hebdo. L'ironia del giornale satirico francese era decisamente oltre la soglia di tolleranza, ma questo non giustifica di certo l'attentato che ne è conseguito.
Eppure, sembra proprio che i media tradizionali, e il governo, non siano in grado di cogliere la differenza fra i No Expo e i black bloc, esattamente come è successo anche per la Tav. Poco dopo l'accaduto, il beneamato Renzi ha dichiarato:"I No Expo non ci fermeranno". Peccato che a causare il marasma a Milano non siano stati i No Expo, ma i black bloc, che, come detto, sono tutta un'altra cosa. E nello stesso errore del premier è incappato anche il quotidiano La Stampa che, se permettete, non è il primo giornaletto di provincia. Che, nell'articolo che adesso vi linko, titola così:
http://www.lastampa.it/2015/05/02/multimedia/societa/expo2015/speciale/milano-devastata-comera-ieri-com-oggi-mKykjTNxp5QAZSBzzCfAiM/pagina.html
E ciò, è evidente, non corrisponde al vero.
Ora, vorrei fare un'altra considerazione. Parlando con degli amici, che hanno giustamente condannato la violenza, un'obiezione che ho sentito da più parti è stata la seguente:"I No Expo potevano svegliarsi prima". Beh, in realtà l'hanno fatto: la manifestazione del primo maggio è stata solo il culmine di una scia di proteste che ormai vanno avanti da mesi. Allora, mi è stato ribadito il concetto che la violenza di certo non avrebbe risolto il problema. Vero. Ma è anche vero il contrario: ossia che le manifestazioni pacifiche non hanno risolto nulla, almeno negli ultimi dieci anni. Le manifestazioni contro la disoccupazione hanno risolto qualcosa? No. Le proteste contro le dubbie riforme della scuola, hanno portato a risultati? No. E l'elenco potrebbe andare avanti a dismisura.
E quindi? Questo ci dà il diritto di sfasciare le vetrine dei negozi, distruggere macchine, far saltare in aria delle banche? Ancora una volta, la risposta è negativa. Ma qui si cela il vero problema delle manifestazioni No Expo, e delle manifestazioni di protesta in generale. Ovvero? Ovvero che chi scende in piazza a protestare, legittimamente, contro politiche non soddisfacenti, è molto probabilmente lo stesso soggetto che o non si reca alle urne oppure, all'interno della cabina elettorale, sceglie saggiamente di votare i soliti volti noti, residui del PCI o della DC, che non vedono l'ora di ottenere il consenso del popolo per poter far soldi su iniziative come l'Expo. In questa ottica, anche le proteste pacifiche perdono senso: è un modo per condannare sé stessi, ma continuando a perpetrare lo stesso, drammatico errore.
Si vogliono evitare altri scempi come l'Expo? Giusto. Allora, forse, è il caso di togliere dalle poltrone del potere quei soggetti che, invece, sono favorevoli. E per farlo esistono due modi assolutamente democratici e tranquilli. Il primo, è lo sviluppo di una coscienza civile. Come si sviluppa una coscienza civile? Semplice: spegnendo la televisione e aprendo i libri. Il secondo metodo è il voto. Il concetto è semplice. Entrate nella cabina elettorale e votate il partito che più si avvicina alle vostre idee e a quello che vorreste ottenere, e il gioco è fatto.
Poi, se usciti dalle urne doveste per caso vedere un gruppo di manifestanti che inneggiano contro un partito troppo vecchio, e uno di questi dovesse per caso decidere di spaccare una macchina, chiamateli No Expo, chiamateli idioti, chiamateli formaggio, chiamateli come volete.
Ma non chiamateli black bloc.
Perché ho aspettato due giorni per dire la mia? Per due motivi, principalmente. Il primo è che sono sommerso di studio, come al solito. Il secondo è che ho voluto raccogliere le idee prima di mettere nero si bianco quello che penso.
Tutti hanno visto quello che è successo a Milano. E' un classico, ormai. Il solito corteo pacifico che viene trasformato in inferno dal solito gruppo di black bloc figli di papà, radical chic, e che manda a monte una protesta sacrosanta. Perché l'Expo sarà anche fantastico e magnifico a vedersi, per carità, nessuno lo nega. Ma dobbiamo anche ricordarci cosa c'è dietro: dieci miliardi di spesa, tangenti a morire, più di cento indagati, migliaia di giovani e di operai sottopagati per lavorare in condizioni di non sicurezza (tant'è che un ragazzino c'ha lasciato le penne, ma nessuno lo ha ricordato nei fasti della cerimonia d'apertura). Lavori completati al 21%. Il giorno dell'inaugurazione. Nulla di nuovo. That's the Italian way, baby. E' così che funziona in Italia.
Tutto questo giustifica la violenza? Ovviamente la risposta è no. Non siamo troppo lontani dalla casistica di un'altra tragedia, quella di Charlie Hebdo. L'ironia del giornale satirico francese era decisamente oltre la soglia di tolleranza, ma questo non giustifica di certo l'attentato che ne è conseguito.
Eppure, sembra proprio che i media tradizionali, e il governo, non siano in grado di cogliere la differenza fra i No Expo e i black bloc, esattamente come è successo anche per la Tav. Poco dopo l'accaduto, il beneamato Renzi ha dichiarato:"I No Expo non ci fermeranno". Peccato che a causare il marasma a Milano non siano stati i No Expo, ma i black bloc, che, come detto, sono tutta un'altra cosa. E nello stesso errore del premier è incappato anche il quotidiano La Stampa che, se permettete, non è il primo giornaletto di provincia. Che, nell'articolo che adesso vi linko, titola così:
http://www.lastampa.it/2015/05/02/multimedia/societa/expo2015/speciale/milano-devastata-comera-ieri-com-oggi-mKykjTNxp5QAZSBzzCfAiM/pagina.html
E ciò, è evidente, non corrisponde al vero.
Ora, vorrei fare un'altra considerazione. Parlando con degli amici, che hanno giustamente condannato la violenza, un'obiezione che ho sentito da più parti è stata la seguente:"I No Expo potevano svegliarsi prima". Beh, in realtà l'hanno fatto: la manifestazione del primo maggio è stata solo il culmine di una scia di proteste che ormai vanno avanti da mesi. Allora, mi è stato ribadito il concetto che la violenza di certo non avrebbe risolto il problema. Vero. Ma è anche vero il contrario: ossia che le manifestazioni pacifiche non hanno risolto nulla, almeno negli ultimi dieci anni. Le manifestazioni contro la disoccupazione hanno risolto qualcosa? No. Le proteste contro le dubbie riforme della scuola, hanno portato a risultati? No. E l'elenco potrebbe andare avanti a dismisura.
E quindi? Questo ci dà il diritto di sfasciare le vetrine dei negozi, distruggere macchine, far saltare in aria delle banche? Ancora una volta, la risposta è negativa. Ma qui si cela il vero problema delle manifestazioni No Expo, e delle manifestazioni di protesta in generale. Ovvero? Ovvero che chi scende in piazza a protestare, legittimamente, contro politiche non soddisfacenti, è molto probabilmente lo stesso soggetto che o non si reca alle urne oppure, all'interno della cabina elettorale, sceglie saggiamente di votare i soliti volti noti, residui del PCI o della DC, che non vedono l'ora di ottenere il consenso del popolo per poter far soldi su iniziative come l'Expo. In questa ottica, anche le proteste pacifiche perdono senso: è un modo per condannare sé stessi, ma continuando a perpetrare lo stesso, drammatico errore.
Si vogliono evitare altri scempi come l'Expo? Giusto. Allora, forse, è il caso di togliere dalle poltrone del potere quei soggetti che, invece, sono favorevoli. E per farlo esistono due modi assolutamente democratici e tranquilli. Il primo, è lo sviluppo di una coscienza civile. Come si sviluppa una coscienza civile? Semplice: spegnendo la televisione e aprendo i libri. Il secondo metodo è il voto. Il concetto è semplice. Entrate nella cabina elettorale e votate il partito che più si avvicina alle vostre idee e a quello che vorreste ottenere, e il gioco è fatto.
Poi, se usciti dalle urne doveste per caso vedere un gruppo di manifestanti che inneggiano contro un partito troppo vecchio, e uno di questi dovesse per caso decidere di spaccare una macchina, chiamateli No Expo, chiamateli idioti, chiamateli formaggio, chiamateli come volete.
Ma non chiamateli black bloc.
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