A volte ho l'impressione che la storiografia sia troppo categorica nello stabilire date d'inizio e di fine di alcuni eventi storici.
Ma partiamo dall'attualità. Sicuramente tutti voi siete a conoscenza dell'enorme scandalo che in questi giorni ha colpito la FIFA e il suo presidente, Blatter. Accuse di tangenti, corruzione e altro ancora. Cose che in realtà già tutti pensavano, ma nessuno poteva affermare con certezza. Ora invece è stato ufficialmente aperto il vaso di Pandora del calcio mondiale, e potrebbero saltare molte teste, a cominciare da quella di Blatter.
Ora, tutto questo scandalo dovrebbe riguardare solo i vertici del calcio mondiale, a rigor di logica. E invece no. Il terremoto FIFA ha scosso addirittura la diplomazia internazionale, segno ormai di come l'idea di sciogliere il calcio (e lo sport in generale) dalla politica sia diventata un'irraggiungibile utopia. Putin ha già accusato gli Stati Uniti di aver fatto partire questa inchiesta per boicottare i mondiali del 2018 che si disputeranno, guarda caso, proprio nella Madre Patria Russia.
Oh, sia chiaro. Questa non è assolutamente una novità. Nelle grandi manifestazioni sportive è stata sempre proiettata la mania di grandezza degli stati organizzatori. E gli avversari le hanno spesso boicottate e sono nati i problemi. Gli esempi sono innumerevoli. Hitler organizzò le olimpiadi del '36 a Berlino a scopo puramente propagandistico. Tant'è vero che lui, all'inizio, non era nemmeno convinto di volersi prendere questa briga, ma fu convinto da Goebbels che, pensa un po'la combinazione, era il suo ministro della propaganda. Le olimpiadi di Mosca del 1980 furono boicottate dagli Stati Uniti in risposta all'attacco sovietico dell'Afghanistan. I giochi olimpici di Los Angeles del 1984, a loro volta, vennero sabotati dell'Urss per rispondere all'affronto subito nel 1980.
Non bisogna meravigliarsi, quindi, se un evento sportivo diventa una proiezione delle relazioni diplomatiche internazionali.
E allora perché quella considerazione iniziale?
Perché, fateci caso, da quando è crollato il muro di Berlino sono sempre sorti incidenti diplomatici fra Russia e Stati Uniti. Sulla questione dell'Ucraina, sul nucleare in Iran, sull'intervento in Libia, sull'invasione degli spazi aerei e l'elenco potrebbe continuare ancora. Ma come? La guerre fredda non era finita con il crollo del muro di Berlino? Dopo tale evento i rappresentanti diplomatici delle due parti non si erano incontrati per fare un bell'after a base di panini dl McDonald e vodka a ottanta grandi e chiedersi scusa per quarantacinque anni di scontri?
Evidentemente no. A mio modo di vedere la guerra fredda non è mai terminata davvero.
Come, allo stesso modo, il comunismo non è mai caduto. Parto da un presupposto. In realtà il comunismo originale (quello di Marx) non si è mai davvero realizzato. Non è mai nato, in sostanza. E del resto un'utopia è per definizione irrealizzabile: l'idea comunista di Marx ha avuto bisogno, nel tempo, di diverse modifiche. E queste ultime sono state apportate soprattutto da Gramsci e dai sociologi della scuola di Francoforte.
Sono nate e si sono diffuse, fino al 1989, delle forme di comunismo molto diverse dal capitalismo, sul piano ideologico, ma non troppo dissimili dalle dittature di destra virali in Europa fra gli anni '20 e gli anni '40. E dopo la distruzione dell'URSS il comunismo, almeno a mio modo di vedere, non è morto: ha semplicemente traslocato. In luoghi di importanza strategica dove continua a determinare le sorti del mondo. E'vero, attualmente il comunismo è "di stato" solo in pochissimi paesi. Tra questi paesi, però, ci sono la Cina e la Corea del Nord. Che, forse, sono abbastanza importanti per gli equilibri internazionali su questo pianeta.
Ma Blatter, alla fine, verrà rieletto? Nessuno lo sa. Gli USA riusciranno a boicottare i mondiali in Russia (ammesso che sia davvero come dice Putin)? Nessuno può dirlo. Ma da canto mio affermo una cosa: quando la tensione USA-Russia sulla FIFA sarà terminata, non aspettatevi un after a base di McDonald e vodka
Blog in cui si parla di attualità, cultura, libri e quant'altro. Il tutto gestito da uno squattrinato, disordinato, alienato studente di Scienze Politiche di Bari.
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