giovedì 21 maggio 2015

Salone del Libro 2015: un piccolo resoconto

E così, di ritorno dal Salone del Libro di quest'anno, non potevo non scrivere un breve resoconto dell'esperienza di quest'anno. Un'esperienza che, per certi versi, mi è parsa migliore rispetto a quella dell'anno precedente. Ma andiamo con ordine.
 Davanti al Lingotto, tanta gente, per parafrasare una celebre canzone di Venditti. Io mi sono recato al Salone sia sabato che domenica, ma non in orari di punta, quindi le file che ho dovuto fare io erano tollerabili. Dentro, rispetto all'anno scorso, si nota già una grossa differenza: si circola molto meglio, anche negli orari di maggiore affluenza. Nel 2014 ricordo che bisognava fare a cazzotti per l'aria; quest'anno, invece, la circolazione all'interno del polo fieristico mi è sembrata decisamente organizzata meglio, e questo ha permesso, almeno secondo me, una maggiore godibilità dell'evento in generale.
 Prima di parlare del succo del discorso, ossia gli stand, qualche parola per quello che riguarda i servizi. I bagni mi sono sembrati ben curati e puliti, ma è anche vero che mi ci sono recato una sola volta ed era verso metà mattinata. Al Salone non ho acquistato cibo, ma ho sentito diverse lamentele sul servizio di ristorazione. Ma diciamoci anche la verità: al Salone non si va per mangiare. Si va per i libri.
 E qua entriamo nel cuore del discorso. Al Salone ho conosciuto due case editrici delle quali mi sono innamorato. La prima è La Spiga, la seconda è Iperborea. La prima pubblica, a quanto mi è parso, edizione economiche di grandi classici, e sono riuscito ad acquistare ventuno libri di detta La Spiga a cinque euro. Esatto. Cinque euro, si trattava di un'offerta chiaramente. La seconda pubblica solo autori nordici e mi ha colpito subito per il formato dei suoi libri. A mattone mi sembra la definizione che meglio aderisce alla realtà. E mi è piaciuto. E quando ho chiesto alla commessa dello stand, una ragazza giovane e gentilissima, il motivo di tale scelta lei mi ha risposto:"E' il nostro marchio di fabbrica, è un segno attraverso il quale ci distinguiamo". Ed è una scelta azzeccata: già so che la prossima volta che vorrò leggere un libro di un autore nordeuropeo mi rivolgerò a Iperborea.
 A farla da padrone sono state però, come al solito, le grosse case editrici. Gli stand delle varie Feltrinelli, Mondadori, Adelphi, Garzanti erano sempre superaffollati e la gente che vi entrava ne usciva sempre con qualche libro. Il che non è male: qualsiasi cosa si legga, basta che si legga. Mi è dispiaciuto però dover constatare che le grandi case editrici, come monopolizzano il mercato, monopolizzano anche le fiere, cioè gli spazi in cui dovrebbero cercare di emergere la non-major. Ma questo dipende anche da un comportamento errato da parte del pubblico: che senso ha andare al Salone del Libro ed entrare solamente negli stand delle major, quando i libri di queste ultime si trovano in qualsiasi libreria d'Italia? Non sarebbe meglio sfruttare la circostanza per conoscere piccole realtà di qualità?
 Incontri, tanti e interessanti. Per mancanza di tempo ho potuto assistere solo a due presentazioni, ma gli ospiti di quest'anno erano di tutto rispetto. A proposito di ospiti: ma dov'erano il Lazio e la Germania, rispettivamente regione e nazione ospite? Allo stand della regione Lazio ho assistito a un incontro con Mauro Covacich, molto intCalvino, Moravia e Sciascia. Ma la Germania? Mi è sembrata forse un po'assente. Ecco, forse un neo del Salone del Libro di quest'anno è stato quello di non aver dato la giusta enfasi alla nazione ospite.
eressante, sul bene e sul male nelle opere di
 In ogni caso, un appuntamento a cui non mancare anche l'anno prossimo.

6 commenti:

  1. Awh, è stata proprio una bella esperienza!
    Per il mega stand di sole CE importanti, anche io ho storto un pò il naso, ma alla fin fine non mi ha dato pienamente fastidio.

    Adesso vado a rubacchiare il tuo banner!

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  2. No figurati, non ha dato pienamente fastidio nemmeno a me. Sono passato e ho acquistato anche io qualcosa da quegli stand. Ma non mi ci sono fossilizzato, ecco il punto, non c'ho piantato le tende. A me è sembrato, invece, di vedere gente che entrava nel Salone solo per le major, e quello mi è dispiaciuto.
    Grazie mille per il tuo furto di banner, lo subisco molto volentieri *-*

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  3. Sinceramente, per quel che riguarda il fare a cazzotti per l'aria, ho avuto l'impressione che ci fosse un po' meno gente dell'anno scorso, vedi anche solo il fatto che io e Carly siamo riuscite ad accedere alla pizza in un quarto d'ora di fila u.u La Germania non vendeva libri, da quel che ho capito, esponeva solo. E questo non è un bene, visto che il salone di Torino è una fiera a scopo commerciale, ma ok. E le case editrici piccole dovrebbero fare tutte come la Logos che regalava palloncini u.u

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  4. Eppure i dati ufficiali dicono che i visitatori sono aumentati, anche se di poco. Sulla Germania sono d'accordo. Sulla Logos... vabbè, solo perché è piaciuta anche a te XD

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  5. Però è strano, perché non ho avuto l'impressione che gli spazi fossero organizzati in modo molto diverso dagli altri anni... saranno stati tutti dentro la Feltrinelli ad aspettare saviano XD tu scherzi, ma secondo me regalare palloncini con il nome della casa editrice è una mossa furba, le gente li vede, i palloncini piacciono sempre e una cosa tira l'altra u.u

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  6. Non so cosa dirti, io mi ricordo solo che l'anno scorso facevo fatica a respirare là dentro e quest'anno no :) Beh quello della Logos è senza dubbio un marketing alternativo, e magari funziona anche.

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