A distanza di cento anni dall'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra, che si concluse per la nostra nazione con la celebre "vittoria mutilata", è proprio questa l'espressione che oggi mi viene in mente per commentare l'esito delle elezioni regionali.
I commenti su chi abbia vinto si sprecano. Tutti dicono la propria e, soprattutto, tutti i partiti sostengono di aver vinto. Persino Forza Italia, che ha raggiunto, mi permetto di dire, delle percentuali ridicole rispetto ai "fasti" berlusconiani (provo una certa repulsione ad accostare il termine "fasti" e il termine "Berlusconi", quindi ho scelto di mettere tra virgolette la prima parola). E siccome tutti dicono la propria, e io ve l'avevo promesso, vi dirò come la penso su queste elezioni.
Partiamo dal Veneto, perché là la situazione è molto semplice. Si sapeva fin dall'inizio che avrebbe vinto Zaia, non c'è molto da dire, era una partita con il risultato già scritto. Sarà contento Salvini per aver confermato il primato nella propria roccaforte.
Ma, e qua veniamo a uno dei nodi di queste votazioni, il buon Matteo -o dio mio, ora che ci penso ce ne sono due: ma qual è il buono e qual è il cattivo?- avrà riso ancor di più sotto i baffi per aver strappato al centro-sinistra la roccaforte rossa della Liguria. O meglio. Non l'ha conquistata Salvini, la Liguria, ma la coalizione di centro-destra, che ha sfruttato le divisioni interne del Partito Democratico per raggiungere un risultato in un certo senso storico.
Già, perché il modus operandi dell'altro buon Matteo, Renzi, che sta avvicinando le dinamiche del PD a quelle di un classico partito di centro-destra che ruota attorno alla figura del leader carismatico, inizia a scocciare gli stessi uomini del suo partito, che combinano la frittata nel Golfo di Genova. La sconfitta in Liguria è uno degli aspetti della vittoria mutilata del PD di Renzi.
L'altro aspetto riguarda ciò che è successo in Campania. Lì il PD ha vinto con uno scarto minimo e con un candidato, De Luca, indagato per corruzione e abuso d'ufficio dalla Procura di Salerno. Scatterà la legge Severino? De Luca De Cadrà -scusate il gioco di parole-? Lo vedremo. Certo, a prescindere dalla diatriba su dimissioni o non dimissioni degli inquisiti-magari ne parlerò un'altra volta, perché
ho delle opinioni un po'complesse in merito- dall'uomo che si era
presentato come il " rottamatore" delle dinamiche partitiche tradizionali mi sarei aspettato dalle scelte più coerenti.
Nel resto delle regioni, l'andazzo è più o meno sempre lo stesso. Il PD vince ma perde una marea di voti, il M5S è secondo partito quasi ovunque ma anche i grillini perdono consensi rispetto alle precedenti consultazioni, centro-destra quasi inesistente.
Insomma, volete sapere la verità?
I veri vincitori di questa tornata elettorale sono due.
L'astensionismo e Salvini.
Ma l'astensionismo per Renzi non è un problema. La sua è comunque una vittoria 5-2, e a lui quello solo interessa.
E l'exploit di Salvini?
Ne parleremo in un altro momento. Ruspe permettendo.
Nessun commento:
Posta un commento